Come deframmentare il PC

da | Windows, Computer

La frammentazione dei dati sull’hard disk (cioè la suddivisione in frammenti, o in piccole parti), influisce in maniera negativa sulle prestazioni del computer, rendendo l’accesso a file e ai programmi sempre più lento. In pratica la frammentazione si verifica a causa della continua modifica, o cancellazione dei file dal disco rigido, una divisione dello spazio libero disponibile, che non risulta più essere contiguo e, quindi, provoca dei rallentamenti sensibili al computer.

Per ovviare a tali problemi è bene eseguire, regolarmente, una procedura denominata deframmentazione, da svolgere sui computer in possesso di uno spazio di archiviazione su hard disk magnetico e tentare così di migliorarne le prestazioni. In questo articolo spiegheremo Come deframmentare il PC, utilizzando l’utility integrata in Windows, oppure altre soluzioni esterne.

Nelle prossime righe, dopo aver fornito ulteriori informazioni preliminari, sarà nostro compito trattare nei dettagli: come deframmentare il PC Windows 10, Windows 11 e Windows 7 , fornendo, a riguardo, anche soluzioni alternative. Nell’ultima parte sarà dedicato uno spazio, inoltre, su come svolgere la stessa funzione su un sistema operativo Mac, dove le cose stanno in maniera decisamente diversa .

Informazioni preliminari: quando deframmentare il disco

Per capire meglio l’argomento, c’è da dire che la lettura e la scrittura dei dati, sugli hard disk meccanici, avviene grazie a un braccio meccanico che legge i file dalle testine del disco.

I file da scrivere sul disco vengono suddivisi:

  • in blocchi, dalla dimensione variabile a seconda del file system usato,
  • all’inizio i blocchi dei vari file sono contigui ed ordinati, tali da permettere al braccio meccanico del disco, muovendosi in modo lineare, di leggerli bene tutti,
  • con il passare del tempo, a causa dell’eliminazione e della sovrascrittura dei dati, i blocchi rischiamo di frammentarsi e finire in parti diverse della testina, costringendo il braccio a muoversi più a lungo, rallentando così i tempi d’accesso e le prestazioni del disco.

Con la deframmentazione il sistema operativo cerca di riavvicinare tutti i frammenti dei vari file, rendendoli, dove possibile, di nuovo contigui, aiutando così il lavoro del braccetto del disco. Riuscire a recuperare tutti i pezzi di un file significa, quindi, velocizzare i tempi d’accesso e, di conseguenza, le prestazioni dell’hard disk.

Ciò non vale, però, per le unità di tipo SSD: la tecnologia di lettura e scrittura dei dati, infatti, è, in questo caso, completamente diversa, basandosi sulla lettura di memorie flash che non richiedono spostamenti fisici.

La deframmentazione di un disco SSD non è, quindi, soltanto, inutile, ma addirittura dannosa.

Inoltre gli SSD sono legati ad un numero limitato di cicli di scrittura ed, in questo caso, i sistemi operativi moderni eseguono un’ altra procedura, chiamata trimming, con la quale il sistema riesce a capire quali sono le celle di memoria effettivamente vuote, andando a velocizzare così la fase di scrittura dei dati.

La deframmentazione, invece, agevola la lettura.

E’, quindi, consigliabile sottoporre a deframmentazione periodica soltanto gli hard disk meccanici evitando di eseguirla sulle unità SSD.

Gli strumenti di Windows ed i più moderni software di deframmentazione fanno distinzione, comunque, tra i dischi meccanici e quelli a stato solido, impedendo all’utente di eseguirne la deframmentazione.

Come deframmentare il PC: Windows 10 e Windows 11

Iniziamo col vedere come deframmentare il disco rigido con Windows 10 e Windows 11.

Entrambi questi sistemi operativi integrano uno strumento “di serie”, in grado di ottimizzare il disco in maniera automatica, quando il computer è inattivo.

A seconda del tipo di disco installato, l’ottimizzazione si può svolgere in due modi:

  1. deframmentazione e consolidamento dei dati, per gli hard disk meccanici,
  2. ottimizzazione/trimming, per le unità SSD.

Per accedere agli strumenti di ottimizzazione del disco inclusi in Windows:

  • aprire l’Esplora File, cliccando sul simbolo della cartella gialla situato nella barra delle applicazioni,
  • oppure premendo la combinazione di tasti Win+E sulla tastiera,
  • cliccare sulla voce Questo PC di lato e individuare l’icona del disco sul quale intendiamo intervenire, tra quelle presenti,
  • fare clic destro su questa icona,
  • scegliere la voce Proprietà dal menu che va ad aprirsi e andare nella scheda Strumenti, posta in alto,
  • fare clic sul pulsante Ottimizza e attendere qualche istante, affinché l’utility Ottimizza unità venga mostrata sullo schermo.

Per impostazione predefinita, Windows analizza e ottimizza le unità con frequenza settimanale, preferendo quando il PC è inattivo.

Per modificare questa impostazione:

  • cliccare sul pulsante Modifica impostazioni,
  • usare il menu a tendina Frequenza, per definire la frequenza (giornaliera, settimanale o mensile) con la quale ottimizzare il disco,
  • con il pulsante Scegli, si possono selezionare in automatico le unità sulle quali intervenire.

Per disattivare completamente l’ottimizzazione automatica del disco:

  • rimuovere il segno di spunta dalla casella posta in corrispondenza della voce Esegui in base a una pianificazione (scelta consigliata),
  • farlo solo se ci sono delle esigenze specifiche.

Una volta configurata l’utilità di ottimizzazione di Windows, cliccare sul pulsante OK, per confermare le modifiche e ritornare alla schermata precedente.

Da qui si può avviare anche la deframmentazione/ottimizzazione dell’unità:

  • individuare l’hard disk da deframmentare dalla lista al centro dello schermo,
  • si può capire capire se sono unità SSD, oppure unità di disco rigido, dando un’occhiata alla colonna Tipo di supporto,
  • fare clic sul suo nome,
  • scegliere la voce Analizza, che compare in basso, abilitata soltanto per le unità meccaniche.

Completata l’analisi dell’unità, nella colonna Stato corrente, vedremo comparire:

  • lo stato dell’unità scelta e la percentuale di frammentazione dei dati, per i dischi meccanici,
  • oppure la data di ultima ottimizzazione, per quelli di tipo SSD.

Per ottimizzare, o deframmentare manualmente il disco, cosa da fare solo se strettamente necessario:

  • cliccare sul pulsante Ottimizza,
  • attendere che la procedura venga portata a termine.

Non si deve usare il computer durante l’ottimizzazione/deframmentazione del disco, altrimenti la scrittura di nuovi dati potrebbe prolungare.

Il completamento della procedura viene indicato nella colonna Stato corrente della finestra Ottimizza unità.

Come deframmentare il PC: Window 7

Anche su Windows 7 il sistema operativo integra una soluzione “di serie” utile per la deframmentazione del disco.

Per impostazione predefinita viene eseguito un processo di deframmentazione una volta alla settimana, a un giorno e a un orario prestabilito, prediligendo i momenti in cui il computer è inattivo.

Tuttavia, sempre usando il medesimo strumento, è possibile cambiare le impostazioni di default, e/o avviare un processo di deframmentazione manuale:

  • aprire il menu Start di Windows 7,
  • fare clic sull’icona di Computer presente al suo interno,
  • individuare l’icona dell’hard disk sul quale eseguire la frammentazione, tra quelli elencati nella sezione Unità disco rigido,
  • farci clic destro e scegliere la voce Proprietà dal menu contestuale che vediamo,
  • aprire la scheda Strumenti, visibile nella parte superiore della nuova finestra,
  • nel riquadro Deframmentazione premere sul pulsante Esegui Defrag.

Se vogliamo cambiare le impostazioni per la deframmentazione pianificata:

  • cliccare sul pulsante Configura pianificazione,
  • indicare la frequenza, il giorno e l’ora in cui eseguire la deframmentazione, usando i menu a tendina dedicati,
  • premere sul pulsante Seleziona dischi,
  • apporre il segno di spunta accanto ai nomi delle unità da deframmentare,
  • indicare se deframmentare automaticamente i nuovi dischi oppure no, intervenendo sull’apposita casella,
  • al termine cliccare sul pulsante OK per due volte consecutive, in modo da ritornare alla finestra iniziale dell’Utilità di deframmentazione dischi.

Anche se non è consigliabile, è possibile disattivare completamente la deframmentazione automatica di Windows, per riuscirci:

  • cliccare sul pulsante Configura pianificazione,
  • rimuovere il segno di spunta dalla casella denominata Esegui in base a una pianificazione (scelta consigliata),
  • confermare cliccando sul tasto OK.

Vediamo, adesso, come eseguire una deframmentazione manuale:

  • ritornare alla finestra iniziale di Utilità di deframmentazione dischi,
  • cliccare sul nome del disco da deframmentare e premere sul pulsante Analizza disco, per analizzarne lo stato di frammentazione,
  • esaminare il risultato ottenuto e, se riteniamo che sia opportuno deframmentare, cliccare nuovamente sul suo nome e poi sul bottone Deframmenta disco, posto in basso a destra,

Dopo di ciò avrà inizio la deframmentazione del disco, che potrebbe protrarsi anche per alcune ore, soprattutto se il disco è molto frammentato, molto grande o, ancora, molto lento.

Una volta avviata la deframmentazione, il cui stato verrà indicato nell’apposita colonna, si può:

  1. predisporre la deframmentazione di un’altra unità (anche senza attendere che quella precedente termini),
  2. seguire lo stato di quella attuale,
  3. o chiudere tranquillamente la finestra dell’Utilità di deframmentazione dischi.

Sempre meglio, però, non usare il computer durante la procedura di deframmentazione, poiché la scrittura dei nuovi file potrebbe rallentarla ulteriormente.

Nota: essendo Windows 7 ormai un sistema operativo obsoleto e non più aggiornato, può risultare potenzialmente rischioso per la privacy e per la salute del computer, meglio, perciò, se possiamo, aggiornare il PC ad almeno Windows 10.

Altre soluzioni utili per deframmentare il PC Windows

Se lo strumento integrato in Windows non ci dovesse soddisfare, esistono altri software esterni, altrettanto affidabili, che consentono di visualizzare graficamente l’andamento della deframmentazione e di definirne specifici dettagli.

Il software Piriform Deflagger consente di effettuare:

  1. una deframmentazione di tipo completo,
  2. una deframmentazione rapida, ideale quando non si ha la possibilità di tenere il computer fermo per molto tempo,
  3. una selezione di file e cartelle selettiva.

Auslogics Disk Defrag prevede la possibilità di eseguire una deframmentazione rapida, garantita entro un termine massimo di 30 minuti.

E su Mac?

Sui Mac le cose sono diverse perché quasi tutti i computer di Apple dispongono di unità SSD, che non necessitano di deframmentazione, anzi potrebbe risultare nociva.

I file system come APFS e HFS+, gestiscono i dati su disco in maniera differente da quelli nativi di Windows (come NTFS, FAT ed exFAT), cercando di limitare la frammentazione degli elementi, fin da quando questi vengono scritti, o spostati sul disco.

Perciò, a meno che non lavoriamo abitualmente con file particolarmente pesanti, come le immagini RAW o i filmati poco compressi, su un Mac molto datato, è improbabile che il disco abbia bisogno di essere deframmentato, anche se si tratta di un vecchio hard disk meccanico.

L’uso del trimming , che permette di contrassegnare i blocchi liberi, è sconsigliato soprattutto sul file system APFS (introdotto a partire da macOS Mojave), in quanto quest’ultimo è già dotato di specifiche funzioni per rendere più agevole la gestione dei dati su disco.

Tuttavia, se notiamo che il computer è particolarmente lento e riteniamo che il suo disco necessiti di ottimizzazione, si può provare CleanMyMacX  , disponibile anche nella sottoscrizione Setapp

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